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Mondo latte e non solo: settore capace di innovare tra problemi e potenzialità

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Da questo numero dedicheremo uno spazio di informazione fisso all’approfondimento di tanti aspetti che ruotano attorno al mondo del latte e dei prodotti caseari, dei produttori, delle loro competenze e dell’economia che rappresenta questo ambito, con il suo importante indotto e non da ultimo con il suo importante impatto sull’ambiente e sulla sostenibilità del nostro pianeta. Ad aiutarci in questa disamina sarà Bortolo Ghislotti, da sempre impegnato e attento osservatore di questo settore, sia per tradizione familiare che come titolare della IRIM srl di Ghisalba, azienda produttrice di impianti di mungitura e attrezzature per il trattamento e la conservazione del latte.

Innanzitutto una prima domanda, siamo nell’anno di Expo, dell’Esposizione Universale dedicata al cibo e al sistema agroalimentare che si tiene proprio qui in Lombardia: che rapporto ha e cosa può dire o fare il mondo del latte in relazione al concetto di sostenibilità, racchiuso nello slogan nutrire il pianeta, energia per la vita?

Il ruolo che gioca il mondo del latte e il suo indotto è importantissimo, assolutamente rilevante e oserei dire determinante per molti dei concetti legati alla sostenibilità e al futuro del nostro sistema economico e agroalimentare. Per capirlo basta solo un dato: non tutti sanno che la Lombardia rappresenta un’area che produce quasi il 50% del latte nazionale e per produrlo utilizziamo prodotti (foraggi, mais e fieno) coltivati in loco. Quindi l’impatto che ha il latte sull’economia di quest’area, intesa come addetti ai lavori ma soprattutto come indotto è altissimo. Dietro al lavoro dell’allevatore delle vacche da latte ci sono tantissime aziende –la mia ne è un esempio- che quotidianamente, insieme agli allevatori condividono il lavoro e le problematiche annesse.

Quali sono le principali problematiche del settore?

Sono molteplici, ma la prima in assoluto è che oggi ci troviamo alla fine di 32 anni di regime di quote latte e dobbiamo affrontare un mercato libero, globalizzato, ma ci troviamo ad affrontarlo divisi. I produttori sono divisi perché le quote latte –che era un sistema sicuramente sbagliato e da abolire- per qualcuno è stato un business, per qualcuno è stato un modo per guadagnare visibilità, ma la cosa certa è che chi c’ha rimesso alla fine sono gli allevatori. Rimesso perché hanno dovuto sostenere spese elevate per l’acquisto di quote che oggi non valgono più nulla e spesso perché hanno dovuto pagare multe. Ma oltre averci rimesso soldi, gli allevatori ci hanno rimesso perché dopo aver subito per anni un sistema di quote non adeguato, sono ora divisi e non attrezzati per le sfide del mercato globale, divisi in diversi gruppi, ognuno con il proprio nome, ognuno con la propria identità, quando in realtà tutti trattano un solo prodotto, che è il latte.

Ma concretamente cosa comporta questa difficoltà?

Comporta che il mercato libero e globalizzato pretende di pagare il latte prodotto in Lombardia, destinato a prodotti d’eccellenza –di eccellenza ripeto- come il latte fresco alta qualità o i formaggi DOP, alla stesse condizioni di prezzo del latte prodotto in altri paesi dell’Unione Europa o extra comunitari. Dove per ovvi motivi i costi sono nettamente inferiori.

Anche la qualità è inferiore?

Ovviamente anche la qualità è inferiore. Senza entrare nel merito della tradizione e della qualità nella tecnologia industriale italiana in questo settore, il latte importato risulta automaticamente di qualità inferiore anche solo per il fatto che c’è una bella differenza nel lavorare il latte fresco, che significa ritirarlo quotidianamente dalle stalle e poterlo mandare alla lavorazione entro le 24 ore dalla produzione. Una tempistica impossibile per latte che arriva dall’estero, che per essere trasportato deve subire delle lavorazioni di conservazione.

Quindi anche per il latte il concetto di territorialità è importante.

Sì, ma non solo per la questione di logistica di trasporto del latte, ma anche per il grande ruolo che assumono le coltivazioni destinate agli allevamenti delle vacche da latte: è sufficiente guardare le nostre campagne dove vengono regolarmente alternate le coltivazioni di cereali alle coltivazioni dei foraggi, a supporto proprio dell’alimentazione degli animali. Forse noi non ci facciamo caso, ma anche gran parte del nostro paesaggio e dell’economia del nostro territorio è in funzione di questo mondo.

E rispetto ai consumi energetici e di risorse, altro aspetto importante della sostenibilità?

L’innovazione nel nostro settore è fondamentale. Sono moltissimi i casi in cui le aziende agricole hanno adottato sistemi di produzione di energia da fonti rinnovabili come ad esempio il fotovoltaico e il biogas. Ma l’allevatore, che conosce il valore dei prodotti del proprio terreno, il fotovoltaico l’ha messo sul tetto delle cascine e dei capannoni e non sui terreni, come chi l’ha fatto solo per speculare sui contributi. La stessa cosa per il biogas che produce energia, ma non consumando i cereali necessari invece all’alimentazione, bensì utilizzando il liquame degli animali, “valorizzando” quindi un rifiuto che altrimenti dovrebbe essere smaltito. Un aspetto che andrebbe approfondito per sfatare alcuni luoghi comuni.

Beh, sembra che le questioni e i temi che si possono affrontare in questa rubrica sono tanti e di un certo interesse anche per la quotidianità dei nostri lettori e consumatori, sempre più attenti alla sostenibilità ambientale ma anche economica.

Ci sarebbe da scrivere un libro. Intanto incominciamo da una rubrica in cui sensibilizzare innanzitutto i produttori di latte a mettersi insieme per far fronte comune alle problematiche del settore. È 28 anni che lavoro in questo settore, significa averci dedicato la vita. Ho conosciuto molti allevatori lombardi e ho condiviso con loro i problemi del quotidiano. Inoltre occorre sensibilizzare e informare i lettori in qualità di consumatori sulla maggiore salubrità di un prodotto, il latte e i formaggi, che appartengono da sempre alla nostra cultura e alla nostra tradizione. È un mondo che vale la pena di conoscere e valorizzare e che altrimenti rischiamo in breve tempo di perderlo.

Diego Moratti

Rubrica promossa in collaborazione con Bortolo Ghislotti, titolare della IRIM srl

Mondo latte e non solo – Perché l’allevatore riceve 33 centesimi per ogni litro di latte che il consumatore paga fino a 1,50 euro? Leggi qui: http://www.infosostenibile.it/notizia/mondo-latte-e-non-solo-0

Mondo latte e non solo – Gli italiani lo fanno meglio. Ecco perché consumare latte e formaggi italiani. Leggi qui: http://www.infosostenibile.it/notizia/mondo-latte-e-non-solo-1

Mondo latte e non solo. Successo per i cartelloni informativi con lo slogan “gli italiani lo fanno meglio”. Molti Comuni adottano l’iniziativa. Leggi qui: http://www.infosostenibile.it/notizia/mondo-latte-e-non-solo-2

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